Dopo aver definito gli uomini 'animali poetici', ossia capaci di creare, l'autore del libro prosegue:
"Ma creatori di cosa? Creatori di altro, rispetto a ciò che c'è. Il nostro potere risiede sì nel creare cose 'altre' (cose materiali, modificando ciò che già c'è, e cose immateriali, come la musica o le storie), ma soprattutto nel significarle. E' questo uno dei nostri atti poetici più importanti: dare un nome alle cose, attribuendo loro un significato. (...) Le cose esistono al di là di noi, è vero, ma non ci basta indicarle. Per comprenderle, per farle nostre, dobbiamo dar loro un nome. Vi è mai capitato di vedere un fiore che non conoscete? Lo vedete per la prima volta ma non sapete di cosa si tratti. E allora vi informate su come si chiami. Chiedete in giro, fate qualche ricerca su internet. Poi, una volta che vi viene detto il nome, che so, Aubretia, dite di conoscerla. Che cosa ne sapete in più? Nulla. Un suono. Un nome. Nulla di più. Eppure nel momento in cui lo potete ripetere a un'altra persona, vi sentite padroni di quella realtà. Non si è padroni del fiore in sé, ma del suo nome. E con il nome si può dominare la realtà."
Da: "La rotta delle nuvole. Piccole bussole per sognatori testardi." di Peppe Millanta, prima edizione, pag.52
Nessun commento:
Posta un commento